Museo Bandini: un diamante nascosto nella motor valley/Bandini Museum: a diamond hidden in the motor valley [ITA/ENG]

Museo Bandini: un diamante nascosto nella motor valley

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Il Museo Bandini è un piccolo diamante nascosto nella motor valley che espone capolavori di meccanica e design non inferiori a quelli di Ferrari o Maserati. Certo le automobili di Bandini non hanno raggiunto una simile fama tra la gente comune, ma certamente Ilario Bandini ha avuto le capacità per creare fantastiche vetture che oggi sono diventate auto di culto, in particolare negli Stati Uniti e in Giappone dove sono sempre più ricercate.

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Photo credit: Vittorio Piaggi

 “Si può capire cosa sia per un romagnolo la macchina, come possa crescere chi è nato in questa terra, in questi anni, specie se dotato di quel gene che hanno in pochi, quel gene che ti fa esplodere dentro la volontà di creare qualcosa che superi l’aspettativa dei comuni mortali. E’ così che ricordo quell’uomo, piccolo di statura, con due piccoli occhi penetranti che brillavano quando le sue mani del colore dell’olio bruciato plasmavano la creatura pronta a ruggire con rabbia ed orgoglio rompendo il silenzio della grande officina.”

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Circuito di Modena, 1957 – Photo credit: Dino Bandini private collection

Questo brano, tratto dallo splendido volume “Bandini”, rappresenta molto bene lo spirito e la dirompente creatività ed inventiva di questo piccolo grande uomo. Non così famoso in Italia quanto meriterebbe, Ilario Bandini nato nel 1911 a Forlì, ingegnere autodidatta e omonimo ma non parente del famoso pilota Lorenzo Bandini, è stato una delle più vulcaniche figure dell’automobilismo italiano. Prima meccanico, poi progettista, costruttore e pilota di vetture sportive, competitive oltre che estremamente eleganti.

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Photo credit: Dino Bandini private collection

Con la sua scomparsa la produzione artigianale di auto da corsa si è conclusa, ma da qualche anno grazie al nipote Dino Bandini (Ilario era suo fratello di suo padre), di professione dentista, ai suoi sforzi economici e al desiderio di valorizzare il marchio che ha come simbolo il Gallo di Forlì, hanno preso vita il Museo e il Registro automobilistico Bandini. Il Dottor Bandini ha infatti negli ultimi vent’anni perlustrato diversi paesi e in particolare gli Stati Uniti, alla ricerca di vetture prodotte dallo zio e con un impegno economico già all’epoca non indifferente è riuscito a realizzare il sogno di un Museo Bandini.

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Photo credit: Vittorio Piaggi

Purtroppo ora che i prezzi delle Bandini sono incredibilmente lievitati, questo lavoro di acquisizione è diventato non più sostenibile dal punto di vista economico, ciò anche perché il Museo è gratuito e non produce alcun ricavo economico. Nascosto nelle campagne del forlivese, il Museo Bandini racchiude autentici capolavori di meccanica e design, che molto bene rappresentano la semplicità e lo stile inconfondibile tipici del design delle auto sportive  degli anni ‘50 e ’60 e che tutto il mondo ci invidia.

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Photo credit: Vittorio Piaggi

Le auto di Bandini sono perle sempre più ricercate in tutto il mondo. Carrozzerie dalle linee sinuose, lanciate in un confronto con una aerodinamica che all’epoca era ancora agli albori, ma che forse proprio per questo motivo sembrano ancora oggi autentiche sculture. Vetture che oggi nessuno sembra più essere in grado di realizzare. Una breve chiacchierata con il Dottor Bandini all’interno del Museo, mi ha permesso di capire meglio cosa stava dietro la nascita di queste vetture.

Come faceva Ilario Bandini, senza studi ne una struttura a realizzare delle auto come queste?

Dino Bandini: Ilario era un autentico genio della meccanica. Aveva un tecnigrafo che si era costruito da solo e progettava le sue vetture senza alcun aiuto esterno, dal telaio al motore, alla carrozzeria. Considera che mio zio con gli studi era arrivato alla sesta elementare… Realizzava i progetti e poi andava a Bologna in fonderia e si faceva realizzare i pezzi meccanici. Complessivamente il marchio Bandini realizzò 75 vetture, di cui 47 sono ancora esistenti, in varie parti del mondo.

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Ilario Bandini e la prima Auto Bandini – Photo credit: Dino Bandini private collection

Quale era il segreto delle auto Bandini?

D.B.: I telai brevettati Bandini, costituiti da tubolari a sezione ovale di 1,5 mm. di spessore (di ispirazione aereonautica), pesavano solo 17 kg. e ciò faceva si che le vetture fossero leggerissime, 350/400 kg., quindi anche con soli 70 cv le prestazioni erano notevoli. Puoi immaginare l’eccezionale rapporto peso potenza ad esempio di una vettura come la Bandini Maserati, che montava appunto un propulsore Maserati.

Che rapporti aveva Ilario Bandini con Enzo Ferrari?

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Photo credit: Dino Bandini private collection

D.B.: Bandini e Ferrari erano amici, entrambi costruttori. La differenza è che mentre Enzo Ferrari riuscì a proseguire lo sviluppo della azienda grazie all’unione con FIAT, Bandini non accettò alcuna fusione, infatti mio zio morì senza una lira. Ilario in realtà costruiva con il solo scopo di correre e non con l’intento di creare delle vetture da commercializzare come invece fece Enzo Ferrari.

Con Enzo non c’era una vera rivalità anzi erano amici, anche per correvano in campionati e categorie diverse. La mamma di Enzo Ferrari era romagnola ed Enzo chiamava mio zio “Bandén”. Mio zio aveva ottimi rapporti anche con gli altri costruttori della zona. Ad esempio i Maserati una giorno avevano per le mani un motore desmodromico a 12 cilindri, e non riuscivano a raccapezzarsi, così si rivolsero a Bandini. Ilario era decisamente un genio della meccanica. Tanto genio, quanto poco capace egli affari. Negli Stati Uniti all’epoca inviò 8 vetture, che vennero poi vendute, ma a lui non tornò una lira, in quanto il concessionario era fallito. Da quel momento iniziò il suo declino economico. Nel 1981 come avvenne anche per Enzo Ferrari e Ferruccio Lamborghini, Ilario Bandini ricevette una Laurea honoris causa in Ingegneria da parte della Università Pro Deo di New York, 1981.

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Ilario Bandini negli U.S.A. a fianco di una Bandini Sport internazionale – Photo credit: Pinterest

Come mai i giapponesi sono così Appassionati alle auto Bandini?

D.B.: ma non saprei, forse perché sono piccoli come noi della famiglia Bandini. Le Bandini in Giappone sono delle vere auto di culto. Ad esempio delle Bandini Sport internazionale del 1957, ne esistono solo nove in tutto il mondo e quattro sono in Giappone; anche per questo motivo ho costituito il Registro Bandini, in modo da fare chiarezza sulle false Bandini che tutt’oggi vengono create e spacciate per vere. E’ successo poco fa che mi scrivessero proprio dal Giappone a proposito di una vettura che un privato ha acquistato lì e che mi chiedeva di inserire nel Registro, ma io mi sono rifiutato in quanto era palesemente falsa.

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Photo credit: Vittorio Piaggi

Anche gli americani grazie all’attività commerciale e ai successi agonistici ottenuti dalle Bandini  negli anni ’50, provano un grande amore per il marchio. Una Bandini era infatti esposta fino a poco tempo fa al museo Marconi di Los Angeles, ma è stata recentemente acquistata da un privato.

All’epoca che presenza hanno avuto le vetture Bandini alla Mille Miglia?

D.B.: Le Bandini parteciparono con la 750 Sport Siluro a quasi tutte le edizioni dal 1953 al 1957.

  • Nel 1953 Ilario Bandini assieme a Giovanni Sintoni su 750 Sport Siluro n.2249 e Bondi /Vitali su 750 Sport Siluro n.2225, Neri/Ravioli su 750 Sport Siluro n.2300
  • Nel 1954 Tinazzo / Santoni su 750 Sport Siluro n.2330 e Falli /Pacitti su 750 Sport Siluro n.2338. Iscritti ma non partiti Zannini/Vitali su 750 Sport Siluro n.2326
  • Nel 1955 Rusconi assieme a Giovanni Sintoni su 750 Sport Siluro n.038, Ilario Bandini su 750 Sport Siluro n.016, Massimo Bondi su 750 Sport Siluro n.030
  • Nel 1956 Bruno Garavini su 750 Sport Siluro n.144
  • Due furono le Bandini Sport internazionale “saponetta” presenti alla mille miglia del 1957: Camisotti e Sintoni – Bandini Sport internazionale “saponetta” n.156 e Bruno Garavini – Bandini Sport internazionale “saponetta” n.137 *

(*) risultati delle Mille Miglia tratti da racingsportscars.com

Io stesso ho partecipato per cinque volte negli ultimi anni ad alcune rievocazioni della competizione.

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Camisotti e Sintoni – Bandini Sport internazionale “saponetta” n.156 (Proprietà Dino Bandini) – Photo credit: Dino Bandini private collection

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Bruno Garavini – Bandini Sport internazionale “saponetta” n.137 – Photo credit: Dino Bandini private collection

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Dino Bandini partecipa alla rievocazione della Mille Miglia, 2003 – Photo credit: Dino Bandini private collection

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I nipoti Bandini partecipano alla rievocazione della Mille Miglia nel 2006 –  Photo credit: Dino Bandini private collection

Come nasce la Bandini Coupè Zagato?

D.B.: La Coupè Zagato ha una storia singolare: mio zio nel ‘55 si recò a Milano per far realizzare da Zagato la carrozzeria. Così Ilario partì da Forlì con questa vettura, che però era priva di carrozzeria, il sedile non c’era, a dir la verità c’era solo il telaio in tubi ovali e motore 750 bialbero, e guidando su una cassetta della frutta arrivò fino da Zagato.

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Photo credit: Vittorio Piaggi

Mio zio che era di bassa statura, al posto di guida ci stava comodamente, ma poi una volta realizzata la carrozzeria, in Zagato si accorsero che le persone con una altezza normale avrebbero picchiato la testa. Quando Carlo Abarth, in tempi successivi, ordinò una sua carrozzeria da Zagato venne creato un doppio rigonfiamento sul tetto, una “doppia gobba”, chiamata anche “doppia bolla” (double bubble). Una soluzione che divenne un segno stilistico di Zagato e che venne impiegata anche in altre vetture.

 

Le auto esposte al Museo Bandini

Modello: Bandini 750 corsa – Formula 3
Anno: 1954
Telaio: brevettato Bandini tubolare a sezione ovale
Motore: Bandini Bialbero 750 cc. – 71 CV
Carrozzeria: Bandini monoposto in alluminioimg_20161011_111637Di questo modello ne sono stati realizzati quattro esemplari e oggi ne sono rimasti solo due. Una è questa, mentre l’altra, che si trova a Treviso ha la particolarità di avere i freni a disco. Bandini nel 1954 è stato il primo in Italia a montare i freni a disco sulle macchine da corsa. Gli attacchi dello sterzo sono stati realizzati con una soluzione geniale: impiegando forcelle da bicicletta in modo da offrire il massimo della leggerezza.

 

Modello: Bandini gran turismo veloce
Anno: 1955
Telaio: brevettato Bandini tubolare a sezione ovale
Motore: Bandini Bialbero 750 cc. – 62 CV
Carrozzeria: Coupè Zagatoimg_20161011_112840Questa vettura ha vinto sul Circuito di Watkins Glen nel 1957.

 

Modello: Bandini 750 sport siluro
Anno: 1956
Telaio: brevettato Bandini tubolare a sezione ovale
Motore: Bandini Bialbero 750 cc. – 68 CV
Carrozzeria: Bandini in alluminioimg_20161011_111743L’esemplare esposto al Museo è stato realizzato da Ilario Bandini e da lui stesso in seguito restaurato e poi venduto. Dino Bandini ha ritrovato l’auto e l’ha acquistata da un medico di Radicofani, lui e sua moglie la tenevano in casa e guardavano la televisione seduti nell’auto.Fino al 1953 esistevano due categorie la Sport e la categoria Corsa. Nella prima le auto dovevano essere dotate di parafanghi, nella seconda no. Quindi l’auto era fatta in modo di montare i parafanghi all’occorrenza.La 750 sport siluro è stata prodotta dal 1950 al 1956 e conquistò nel 1955 e nel 1957 il titolo di Campione degli Stati Uniti d’America, oltre a diversi successi di divisione, dal 1961 al 1963 e alle numerose vittorie ottenute anche in categorie diverse. Tra le competizioni a cui partecipò vanno ricordate la 12 ore di Sebring e le edizioni della Mille Miglia dal 1953 al 1957, con un nono posto alla edizione del 1953.

 

Modello: Bandini sport internazionale “saponetta”
Anno: 1957
Telaio: brevettato Bandini tubolare a sezione ovale
Motore: Bandini Bialbero 750 cc. – 68 CV
Carrozzeria: Bandini in alluminioimg_20161011_112345La “Saponetta” è nata come evoluzione della Siluro. Ne sono rimaste nove in tutto il mondo, di cui una è quella esposta al Museo Bandini, quattro sono in Giappone, una si trova a Brescia, una in Belgio e due negli Stati Uniti. Tutte sono dotate di motore 750 bialbero con basamento Crosley in alluminio. I propulsori americani Crosley nei primi anni ‘50 venivano impiegati tra l’altro anche per mettere in moto i carri armati dell’esercito. La loro particolarità è che avevano 5 supporti di banco e Bandini li impiegò per fare la testa bialbero, in quanto avevano una maggiore tenuta. La “Saponetta” nelle vendite internazionali negli ultimi anni ha toccato i 500.000,00 euro.

 

Modello: Bandini Formula Junior
Anno: 1960
Telaio: brevettato Bandini tubolare a sezione ovale
Motore: FIAT 1.100 da 90 CV
Carrozzeria: Bandini in alluminioimg_20161011_111912Questa è l’unica Bandini con motore FIAT da 1100 cc.. La Formula Junior era una categoria propedeutica a quelle di livello superiore e prevedeva questa specifica cilindrata. All’epoca partecipavano alla Formula Junior vetture come Stanguellini, Taraschi, Volpini.Nella Bandini Formula Junior, dotata di un motore inclinato di 15°, il pilota era seduto sull’albero di trasmissione, nella Stanguellini invece ad esempio l’albero stava di lato. Questo tipo di vettura è stato impiegato fino a quando con l’avvento delle Cooper si è iniziato a creare vetture con il motore posteriore che offrivano una maggiore guidabilità in curva.

 

Modello: Bandini Sport prototipo 1000
Anno: 1967
Telaio: brevettato Bandini tubolare a sezione ovale
Motore: Bandini 1.000 cc. con carburatori verticali
Carrozzeria: Bandini in alluminioimg_20161011_112230

 

Modello: Bandini Sport prototipo 1300
Anno: 1980
Telaio: brevettato Bandini tubolare a sezione ovale
Motore: Bandini Bialbero 1300 cc. – 16 v
Carrozzeria: Bandini in alluminioimg_20161011_111402La Bandini Sport prototipo 1300 ha corso principalmente in salita

 

Modello: Bandini 1000 turbo berlinetta
Anno: 1992
Telaio: brevettato Bandini tubolare a sezione ovale
Motore: Bandini 1000 cc. turbo 16 valvole
Carrozzeria: Bandini in alluminioimg_20161011_112044Questa vettura alla scomparsa di Ilario Bandini non era stata ancora ultimata, pertanto non è mai stata messa in strada. Ora il Museo sta completando la sua realizzazione.

Ilario Bandini

Ilario fu un vero e proprio genio della meccanica, ma rispetto ad altri costruttori di auto della sua epoca ebbe meno capacità imprenditoriale e una buona dose di sfortuna che lo portarono a concludere la sua vita piena di successi sportivi, ma con poche soddisfazioni economiche. Dopo le prime esperienze in Eritrea, all’epoca colonia italiana, come meccanico di autocarri, nel 1939 avviò una officina a Forlì.

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Circuito di Modena, 1957 – Photo credit: Dino Bandini private collection

Fu una fortunata combinazione di eventi ad aprirgli la strada americana: una sua macchina finì casualmente a New York vincendo una gara. Questa vittoria convinse l’italoamericano Antonio Pompeo, ad ordinare alcune vetture a Forlì, allo scopo di farle correre nella categoria Sport 750. Bandini impiegò un motore Crosley, che elaborò montandovi una testata bialbero di sua progettazione. Nel 1955, 1957 le Bandini 750 Sport vinsero il Campionato Americano di categoria (SCCA). A causa dei continui cambiamenti nei regolamenti internazionali e locali e in mancanza di adeguati finanziamenti, Ilario fu costretto ad interrompere la produzione per il mercato americano. L’attività venne così ridotta alla costruzione di poche vetture Sport Prototipi per la clientela privata. Nel 1972 fu fondato il “Gruppo Piloti Bandini”.

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XVI^ Treponti – Castelnuovo, 1956 – Photo credit: Dino Bandini private collection

Il Museo Bandini

Il Museo Bandini si trova a Rovere (Forlì) ed è visitabile su appuntamento allo 0543/67448. Il Dottor Dino Bandini con la sua simpatia e vigore romagnoli vi illustrerà vita, morte e miracoli di ciascuna vettura. Al Museo è anche acquistabile lo splendido volume a colori “Bandini” (F.Fabbri, C.Sangiorgi – Aquacalda Editore, 2002) dedicato al marchio di oltre 400 pagine, introvabile altrove,  acquistabile anche per posta scrivendo a dr.bandini@libero.it.

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Photo credit: Vittorio Piaggi

Il Museo Bandini a breve ospiterà una nuova vettura, che era di proprietà del Comune di Forlì, si tratta di Bandini 1000 Sport prototipo. Il Museo e Registro storico Bandini su richiesta offrono anche assistenza tecnica ai fortunati possessori delle vetture con il simbolo del gallo.

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Dino Bandini e Mario Orioli, suo insostituibile meccanico – Photo credit: Vittorio Piaggi

Un enorme grazie al Dottor Bandini per la collaborazione e disponibilità!

Vittorio Piaggi

 

Video: Bandini story – Nuvolari classic

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Bandini Museum: a diamond hidden in the motor valley [English version]

The Bandini Museum is a small diamond hidden in the motor valley, which exhibiting masterpieces of mechanics and design does not lower than those of Ferrari or Maserati. Bandini cars certainly have not achieved a similar reputation among ordinary people, but certainly Ilario Bandini had the skills to create fantastic cars that today have become a cult car, particularly in the United States and in Japan where they are increasingly sought after by enthusiasts.

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“You can understand what car for who was born in Romagna, as can grow who was born in this land, in recent years, especially with that gene which have few, that gene that makes you explode inside the desire to create something that exceeds the expectation of ordinary mortals. That’s how I remember that man, small in staturewith two small penetrating eyes that sparkled when his hands the color of burnt oil, shaped the creature ready to roar with anger and pride breaking the silence of the great mechanical workshop.

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Circuito di Modena, 1957 Photo credit: Dino Bandini private collection

This text, taken from the amazing book “Bandini” represents very well the spirit and the disruptive creativity and inventiveness of this little big man. Not so famous in Italy than he deserved, Ilario Bandini was born in 1911 in Forlì, self-taught engineer and namesake but not relative of famous driver Lorenzo Bandini, was one of the most volcanic figures of the Italian motoring. First mechanic, then Designer, manufacturer and sports car racer, competitive and extremely elegant cars.

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XVI^ Treponti – Castelnuovo, 1956Photo credit: Dino Bandini private collection

With his passing the artisan production of car racing came to an end, but for some years due to his nephew Dino Bandini a professional dentist, (Ilario was brother of his father), its economic efforts and a desire to enhance the brand that has as a symbol the Rooster of Forlì, came alive the Museum and automobile registry Bandini. Dr. Bandini has over the past twenty years scoured several countries and especially the United States, looking for cars produced by his uncle, and with a significant financial commitment already at the time, he managed to realize the dream of a Bandini Museum.

Unfortunately now that prices of Bandini cars are incredibly leavened, this acquisition became no longer sustainable from an economic point of view, this also because the Museum is free and does not produce no revenue loss. Tucked away in the countryside of Forlì, the Bandini Museum contains masterpieces of mechanics and design, which very well represent the simplicity and unique style, typical of sports car design of the years ‘ 50 and ‘ 60, and that the whole world envies us. Bandini cars are pearls increasingly sought after worldwide. Sinuous bodies, thrown in a confrontation with a aerodynamics which at the time was still in its infancy, but maybe for this reason these objects seem to still authentic sculptures; cars that today no longer seems to be able to accomplish.

A brief chat with Dr Bandini within the Museum, allowed me to better understand what was behind the birth of these cars.

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1966, Ilario Bandini with the engine bandini 1,000 cc. (in the back a bandini 1000 now owned by Comune di Forlì) – Photo credit: Dino Bandini private collection

How did Ilario Bandini, with no studies and a structure to make cars like these?

Dino Bandini: Ilario was an authentic mechanical genius. Had a drafting machine that was selfbuilt, than he designed its cars without any outside help, from the frame to the engine to the body. Consider that my uncle had arrived just at the sixth grade studies… So he realized projects and then went to Bologna in foundry and they merged the parts for him. Altogether he built 75 cars, of which 47 are still exist in various parts of the world.

 

What was the secret of Bandini cars?

D.B.: patented tubular frames oval section consisting of Bandini 1.5 mm. thick (aeronautical inspired), weighed only 17 kg. so that cars were lightweight of just 350/400 kg., so even with only 70 HP performance were remarkable. You can imagine the exceptional power-to-weight ratio for example of a car like the Maserati, which was powered by an engine Bandini Maserati.

What was the relationship between Ilario Bandini and Enzo Ferrari?

D.B.: Bandini and Ferrari were friends, both manufacturers. The difference is that while Enzo Ferrari managed to continue the development of the company by merging with FIAT, Bandini did not accept any merger. In fact my uncle died penniless. Ilario built with the sole purpose of racing and not with the intention of creating cars to be marketed as did Enzo Ferrari.

With Enzo there wasn’t a real rivalry, actually were friends, also they raced in different championships and categories.  Enzo Ferrari‘s mom was romagnola and Enzo called my uncle Bandén. My uncle had excellent relations with other builders in the area. For example the Maserati brothers a day had a 12-cylinder desmodromic engine and they couldn’t find their way, so they asked a help to Bandini. Ilario in fact was definitely a mechanical geniusSo genius, but at the same time little capable with business. In the United States for example at the time he sent 8 cars, which were then sold, but he never returned any money because the dealer closed. From that moment he began an economic decline. In 1981 as happened also to Enzo Ferrari and Lamborghini, Ilario Bandini was awarded an honorary doctorate in engineering by the Pro Deo University of New York, 1981.

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Why the Japanese are so keen to Bandini?

D.B.: I don’t know exactly, maybe because they’re small as family Bandini. The Bandini in Japan are real cult car. For example the Bandini Sport Internazionale of 1957, there are only nine worldwide and four are in Japan.

I made the Registro Bandini also to shed light on the false Bandini, who still are created and peddled to true. It happened a little while ago that someone wrote me right from Japan about a car that an individual has purchased there and asking me to enter in the register, but I refused because it was patently false.

Even the Americans thanks to the business and sporting successes achieved by Bandini in the years ‘ 50, feel a great love for the brand. A Bandini was exposed until recently to the Museum Marconi Los Angeles, but was recently purchased by a private.

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Carluccio CamisottiPhoto credit: Dino Bandini private collection

What was the presence at the time of Bandini cars at the Mille Miglia?
D.b.: Bandini 750 Sport Siluro participated at almost all editions from 1953 to 1957.

  • In 1953 Ilario Bandini and Giovanni Sintoni on 750 Sport Siluro #2249, Bondi and Vitali on 750 Sport Siluro #2249 and Neri / Ravioli on 750 Sport Siluro #2300
  • In 1954 Tinazzo / Santoni on 750 Sport Siluro #2330, Falli /Pacitti su 750 Sport Siluro #2338, then registered but didn’t started Zannini/Vitali on 750 Sport Siluro #2326
  • In 1955 Rusconi with Giovanni Sintoni on 750 Sport Siluro #038, Ilario Bandini on 750 Sport Siluro #016, Massimo Bondi on 750 Sport Siluro #030
  • In 1956 Bruno Garavini on 750 Sport Siluro #144
  • Two were the Bandini Sport internazionale “saponettapresent at the mille miglia in 1957: Camisotti and Sintoni on Bandini Sport internazionale “saponetta#156 and Bruno Garavini on Bandini Sport internazionale “saponetta#137 *

(*) Mille Miglia results taken from racingsportscars.com

I myself attended five times in recent years to some reenactments of the competition.

 

How was born the Bandini Coupe Zagato?

D.B. The Coupe Zagato has an unusual history. My uncle in ‘ 55 went to Milan to make a bodywork by Zagato. So Ilario departed from Forlì with this car, but it was lacking in bodywork, the seat was not there, to tell the truth there was only 750 DOHC engine and oval tube frame, and driving on a fruit crate he arrived to ZagatoMy uncle who was of small stature, in the driver’s seat was comfortably, but then once Zagato realised that people with normal height would have hit their head. When Carlo Abarth in later times, ordered a bodywork by Zagato, they created a double bulge on the roof, a “double hump”, also called double bubble. A solution that became a stylistic sign of Zagato and that was also used in other cars.

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Photo credit: Vittorio Piaggi

 

The cars on display at the Museo Bandini

Model: Bandini 750 corsa – Formula 3

Year: 1954

Frame: Patented oval tubular frame Bandini

Engine: Bandini DOHC 750 cc. 71 HP

Bodywork: Bandini aluminum single seater

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Of this model were made just four cars and today there are only two. One is that, while the other, located in Treviso has the distinction of having the disc brakes. Bandini in 1954 was in fact the first constructor in Italy to mount disc brakes on race cars. Steering attacks were made with a clever solution: using bicycle forks so as to offer the utmost lightness.

 

Model: Bandini gran turismo veloce

Year: 1955

Frame: Patented oval tubular frame Bandini

Engine: Bandini DOHC 750 cc. 62 HP

Body Style: Coupe Zagato

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This car won at the Watkins Glen Circuit in 1957.

 

Model: Bandini 750 sport siluro

Year: 1956

Frame: Patented oval tubular frame Bandini

Engine: Bandini DOHC 750 cc. 68 HP

Bodywork: Bandini in aluminium

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The car exhibited at the Museum was created by Ilario Bandini, then he restored and then sold it. Dino Bandini has rediscovered the car and bought it from a Doctor of Radicofani (Siena), he and his wife kept the car at home and watch television sitting on the seats.

Until 1953 there were two categories: Sport and Race. The first cars were to be equipped with fenders, the second not. So the car was made in order to mount the wheel guards if necessary.

The 750 sports torpedo was produced from 1950 to 1956 and won in 1955 and in1957 the United States champion of America, plus several hits from 1961 to 1963 and dividing the many victories in different categories. Among the competitions in which the car participated include the 12 hours of Sebring and the Mille Miglia editions from 1953 to 1957, with a ninth place at the 1953 Edition.

 

 Model: Bandini sport internazionale “saponetta” (bar of soap)
Year: 1957
Frame: Patented oval tubular frame Bandini
Engine: Bandini DOHC 750 cc. – 68 HP
Bodywork: Bandini in aluminiumimg_20161011_112345The “Saponetta was born as an evolution of the torpedo. There are nine worldwide, one of which is exhibited at the Museum Bandini, four are in Japan, another one in Italy is located in Brescia, one in Belgium and two in the United States. All of them feature engine Crosley 750 DOHC aluminum base. The engines were used in the early 50 ‘s Crosley Americans among other things also to set in motion the army tanks. Their peculiarity is that they had 5 main bearings and Bandini employed them to make the head DOHC, since they had a better seal.The “Saponetta  in recent years has touched the 500,000.00 euro into international sales.

 

Model: Bandini Formula Junior
Year: 1960
Frame: Patented oval tubular frame Bandini
Engine: FIAT 1,100 from 90 HP
Bodywork: Bandini in aluminiumimg_20161011_111912This is the only Bandini with a FIAT 1100 cc engine. Formula Junior was a preparatory class to those of higher level and predicted this specific engine capacity. At the time participated in Formula Junior cars like Stanguellini, Taraschi, Volpini. The Bandini Formula Junior, with engine tilted 15°, the pilot was seated on the drive shaft, for example, the tree was in side Stanguellini instead. This type of car wasused until the advent of Cooper has started to create vehicles with rear engine that offered increased drivability in curves.

 

Model: Bandini 1000 sports prototype
Year: 1967
Frame: Patented oval tubular frame Bandini
Engine: Bandini 1,000 cc. with carburettors vertical
Bodywork: Bandini in aluminiumimg_20161011_112230

 

Model: Bandini Sport 1300 prototype
Year: 1980
Frame: Patented oval tubular frame Bandini
Engine: Bandini Bialbero 1300 cc. – 16 v
Bodywork: Bandini in aluminiumimg_20161011_111402Bandini Sport 1300 prototype raced mostly uphill

 

Model: Bandini 1000 turbo berlinetta

Year: 1992

Frame: Patented oval tubular frame Bandini

Engine: Bandini 1000 cc. 16-valve Turbo

Bodywork: Bandini in aluminium

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This car to the disappearance of Ilario Bandini had not yet been completed, so was never on the street. Now the Museum is completing its construction.

 

Ilario Bandini

Ilario was a real mechanical genius, but compared to other car makers of his era was less entrepreneurial ability and a good dose of bad luck that led him to end his life full of successes, but with few well-paying. After the first experiences in Eritrea (at the time Italian colony), like truck mechanic, in 1939 began a mechanic workshop.

It was a fortunate combination of events to open the American Road: his car ended up casually in New York by winning a race. This win convinced the Italian American Antonio Pompeo, ordering some cars in Forlì, in order to make them run in the category sports 750. Bandini Crosley engine employed, who elaborated while mounting a head DOHC from its design. In 1955, 1957 the Bandini 750 Sport won the American category (SCCA). Due to constant changes in the international and local regulations and in the absence of adequate financing, Ilario was forced to stop production for the American market. The business was thus reduced to building a few sports cars Prototypes for private clients. In 1972 he founded the “Gruppo Piloti Bandini.

Photo credit: Vittorio Piaggi 

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The Bandini Museum

The Bandini Museum is in Rovere (Forlì) and can be visited by appointment at 0039/543/67448. Dr. Dino Bandini with the typical sympathy and energy of Romagna will illustrate the life, death and miracles of each car. Only at the Museum is also affordable a beautiful color volume “Bandini” (F. Fabbri, C. Sangiorgi – Aquacalda Editor, 2002) dedicated to the brand of more than 400 pages, unobtainable elsewhere and can also be purchased by mail by writing an email to: dr.bandini@libero.it.

The Bandini Museum soon will host a new car, which was owned by the municipality of Forlì, it will comes to Bandini 1000 sports prototype.

The Museum and the historical Bandini Register upon request also offer technical assistance to the lucky owners of cars with the Rooster symbol.

A huge thank you to Dr.Bandini for collaboration and help!

 

Vittorio Piaggi

camisotti-sintoni-2016

2016, Camisotti e Sintoni driving a Bandini Sport internazionale “saponetta” – Photo credit: Dino Bandini private collection

 

 

 

12 pensieri su “Museo Bandini: un diamante nascosto nella motor valley/Bandini Museum: a diamond hidden in the motor valley [ITA/ENG]

  1. Il mio Babbo (come si dice in Romagna) ne ha pilotate diverse in alcune gare . Si chiamava Guerrino Lelli e con Ilario alzavano la polvere del deserto in Africa prima della 2°guerra “pilotando” grossi camion.
    Che nostalgia…ero così piccolo quando mi portava in officina in Piazza Saffi…
    CIAO DINO!

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  2. Casualmente,girovagando in internet alla ricerca di notizie tecniche sul Fiat G 55( aereo da caccia),mi sono imbattuto sul sito del museo Bandini,del quale ignoravo l’esistenza,pur conoscendo il marchio per aver avuto il piacere, di vedere una di queste bellissime,piccole sport (una 1000) durante la cronoscalata Saline di Volterra-Volterra negli anni sessanta.

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