Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano ha aperto una sezione intitolata “Fatte su misura”, che ospita tre importanti testimoni dello sviluppo dell’automobile italiana. La Bianchi 8HP, una delle prime vetturette a motore, una Alfa Romeo 8C, autentico capolavoro della tecnica e del design e la Bisiluro DaMolNar, tutti esempi del “costruito su misura”. Episodi importanti della nostra storia che il Museo custodisce nelle sue collezioni sin dai primi anni di vita, doni preziosi giunti al fondatore Guido Ucelli da generosi amici della borghesia milanese, che desideravano contribuire al suo progetto per il Museo nato nel 1953. Mezzi del tutto unici, così come uniche sono state le persone che le hanno guidate e chi le ha realizzate.
Intervista a Marco Iezzi, Curatore del Dipartimento Trasporti del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano “Leonardo da Vinci”
Vittorio Piaggi (SoulCarsRace).:Da cosa nasce l’idea di creare la sezione “Fatte su misura”?
Marco Iezzi: nel 2001 arrivò l’attuale Direttore Generale Fiorenzo Galli, da allora il Museo ha subito un rinnovamento generale, sono così stati individuati dei macro temi e dei curatori incaricati dell’approfondimento di ciascuno di essi. All’epoca eravamo molto giovani e il Direttore fece una scelta importante, permettendo di approfondire degli argomenti che oggi noi chiamiamo: Dipartimento Leonardo Arte e Scienza, Dipartimento Energia, Dipartimento Materiali, Comunicazione, Trasporti e recentemente anche la nuova area dedicata alla Alimentazione. Lo scopo è quello di raccogliere uno stimolo culturale, dando un resoconto, che non si fermi naturalmente solo a Expo 2015, ma che prosegua nel tempo. Per quanto riguarda il settore da me curato, il Dipartimento Trasporti, si è trattato di capire che nel tempo il Museo ha acquisito dei mezzi di trasporto che sono legati da un racconto comune, che è quello della mobilità di merci e persone, pur trattandosi di mezzi con scopi diversi. Cosa è un sistema di trasporti? Cosa sono le reti? La stazione non è solo un punto di transito ma è un nodo. Questa mostra nasce dalla consapevolezza di avere dei “diamanti”. Ne abbiamo diversi. L’area dedicata ai trasporti terrestri da qualche anno era un po’ sacrificata, ma non abbiamo al momento le risorse e le energie per creare una bella sezione dedicata a questo argomento. Però abbiamo dei diamanti che val la pena di valorizzare. Tra le tecnologie nazionali ci sono anche queste. La proposta è stata quella di individuare tre oggetti, non popolari, ma fatti su misura per i pochissimi che se li potevano permettere.
Nel 1901/1903 potersi permettere una Bianchi voleva dire spendere l’equivalente dello stipendio di una decina d’anni di un medico – diciamo che sarebbe come possedere oggi un elicottero privato, ma di un certa dimensione… – e ciò vale anche per le altre auto esposte. La Bianchi 8HP ha la caratteristica di essere una automobile, creata quando in realtà l’automobilismo non c’era ancora. Non vi erano regole stradali ben precise, iniziavano ad esserci le prime targhe, ma non il traffico come lo conosciamo oggi. E’ molto facile capire che l’automobile era un vezzo. Non andava più veloce di una carrozza, però era un mezzo bello per farsi vedere.
Come veniva prodotto? Ci volevano diversi mesi l’”armatore” usando un termine navale, spesso andava in officina per definire i dettagli: “…vorrei cuscini fatti in questo modo, vorrei una carrozza fatta così…”, perché tale è la carrozzeria di quest’auto. Quella della 8HP è infatti una Carrozza Landò1, tagliata nella parte frontale e su cui è stata inserita una mensola alla quale è stato fissato un motore, sul quale si poi creata una carenatura. Inizia quindi ad esserci una forma di carrozzeria, ma è quella della carrozze per metà, mentre per l’altra metà, si tratta di un cofano. Nasce quindi un nuovo oggetto che prima non c’era.
L’Alfa Romeo 8c 2300 Spider Sport Zagato: passano meno di trent’anni, l’automobile è già fatta e finita. Ci sono grandi gare di automobili e il futurismo esalta tutto il tema della velocità. Questo modello, questo tipo di disegno Alfa Romeo, è proprio oggetto di molte rappresentazioni futuriste e si distingue dal regno delle auto, (la Ford T è oramai già stata messa fuori produzione). La 8C si distingue per valori assolutamente paragonabili a quelli della Bianchi 8HP, ma anche di più, nel senso che in questo caso l’Alfa vendeva un telaio, con un motore che da solo valeva i 10 anni di stipendi di un medico. Il possessore la portava poi dal carrozziere, in questo caso Zagato e spendeva altrettanto per completarla. Non veniva utilizzata per fare le ferie, ma per fare del gran turismo, senza poter ospitare particolari bagagli, ma solo piccole scorte e qualche nécessaire.
La cosa interessante è che in questa auto si fonde il meglio della tecnologia, dato che è la vettura che guida Nuvolari, ma anche l’automobile dei grandi amministratori industriali dell’epoca: quindi il massimo lusso e la massima tecnologia.
Embed from Getty ImagesE’ interessante, perché studiando questo oggetto e verificando l’originalità di ogni singola parte, ci siamo resi conto che ad esempio sulla fiancata, ci sono delle righe “decorative” che venivano bulinate a mano, e questi erano vezzi voluti da chi pagava.
Nulla di tutto quello che noi vediamo della carrozzeria esterna è fatto in serie, è quindi aveva un costo veramente “lunare”. Ad esempio ci siamo chiesti: sul predellino di salita ci sono queste strisce cromate con la gomma, saranno quelle originali del ‘32 o negli anni sono state sostituite? Poi però siamo riusciti a trovare una foto dei primi anni, nella quale si vedeva questo dettaglio e quindi abbiamo avuto la conferma che si tratta di un pezzo originale; anche perché non essendovi in circolazione altre 8C 2300 Zagato la cosa non è semplice.

Alfa Romeo 8c 2300 Spider Sport Zagato – Corrado Palatella restaura il biblocco del motore – ArchivioMuseoScienza – Vietata la duplicazione
Si tratta quindi di una indagine su tutto, su ogni singolo bullone. Questo studio ci ha portato a rimetterla in moto, a risentire la voce di questa macchina. Visto che il Museo non può permettersi di farla circolare, l’abbiamo registrata e al più presto vorremmo inserirla nella sezione multimedia, in modo da permettere a tutti di sentire il suo suono, schiacciando un pulsante.

Alfa Romeo 8c 2300 Spider Sport Zagato – Immagine delle fasi di restauro del telaio – ArchivioMuseoScienza – Vietata la duplicazione
V.P.: sarebbe bello forse inserire anche qualche video di Nuvolari che la guida…
M.I.: si certo, stiamo collaborando infatti anche con il Museo Alfa Romeo, con il quale siamo in ottimi rapporti e ci hanno aiutato a trovare del materiale iconografico, con molta disponibilità e in breve tempo.
V.P.: Come nasce la Bìsiluro?
L’ultimo oggetto è unico. Mollino Nardi e Damonte2, tre amici, che possiamo quasi immaginare al bar a Torino, mentre prendono l’aperitivo; appassionati di velocità e gare decidono di partecipare con una macchina innovativa alla edizione del 1955 della 24 ore di Le Mans. Siamo nel 1954.
Embed from Getty ImagesPartono con il progetto e il primo a mettere giù la prima bozza è l’Architetto Mollino. Il suo è un modo anomalo di procedere nel progetto di un auto. Mollino consegna a Nardi una scatola che Nardi deve farcire di tecnologia, quindi una cosa non semplice. Ma come nacque il progetto di Mollino? Da un oggetto di cui si era innamorato, la Maserati Osca. Abbiamo infatti della documentazione che dimostra che partendo dai disegni della Osca, Mollino iniziò a lavorare scavando il corpo centrale del’auto, come se avesse in mano un cucchiaio. Tolto l’elemento centrale spostò il conducente sul lato sinistro e dall’altro ci mise il motore. Il risultato fu un “bisiluro”, però non realizzato unendo due siluri, come nella moto di Taruffi3, che è dello stesso periodo; egli arrivò allo stesso risultato finale, ma seguendo una strada completamente diversa. Taruffi, banalizzando il suo procedimento, unì due moto. Tra Mollino e Taruffi non vi fu alcuna influenza reciproca. Questa Bisiluro infatti è un mezzo nato con uno scopo completamente diverso rispetto alla “Tarf” di Taruffi. Si tratta di una vettura pensata per avere la massima velocità in durata, e in particolare per gareggiare alla 24 ore.
Qui vengono introdotti una serie di elementi interessantissimi: un radiatore aerodinamico, che è come un ala di un aereo. Se io oggi lo potessi mettere sotto luna rossa scopriremmo che anche Luna Rossa catamarano è un ala di un aereo, ci sono incredibili analogie. C’è inoltre un freno aerodinamico, una novità, azionato da un sistema a pedale nel corpo centrale, lo si vede, è quel quadrato che si solleva, creando un carico aerodinamico che aiuta ad impostare la curva.
Embed from Getty ImagesIn epoca recente ci siamo poi resi conto che il calottino era stato sostituito con uno di forma diversa. Utilizzando alcune foto fatte da Mollino all’epoca, siamo riusciti a ricostruire quale fosse la forma originale del parabrezza, abbiamo quindi pensato di rifarlo con le medesime forme del primo progetto. In realtà è stato l’unico elemento sui cui siamo intervenuti, per il resto l’auto era perfetta. Un’altra scoperta affascinante è stato uno specchietto aerodinamico richiudibile. Le foto della gara ci dimostrano che venne aggiunto un vero specchietto sul lato esterno dell’auto per avere più visibilità. Diciamo che è un vezzo dell’Architetto Mollino.
V.P.: Com’è nata l’idea di avvolgere le auto in questo “involucro” metallico?
Nell’allestimento di questa sezione del Museo gli architetti hanno pensato di creare un involucro metallico, che è anch’esso un tessuto fatto su misura, un vestito che peraltro soddisfa la nostra esigenza di avere un elevato grado di sicurezza, anche perché le auto esposte sono così belle che viene voglia di toccarle. 400.000 visitatori che entrano nel Museo e le toccano finiscono per creare un danno.
V.P.:In che modo siete entrati in possesso di queste tre auto capolavoro?
Tutte e tre le auto sono frutto di donazioni. 16.000 sono gli oggetti posseduti dal Museo che vengono esposti rotazione, in quanto gli spazi non consentirebbero di esporli tutti contemporaneamente. D’altro lato esporre ad esempio tutte le auto in unico spazio creerebbe un po’ un effetto parcheggio e la gente non ci verrebbe. Invece rinnovare la mostra ogni due/tre anni riscuote un maggiore interesse. Le scelte dipendono anche dai costi naturalmente. Solo muovere una auto di queste costa 4000 euro. Abbiamo altre auto che valorizzeremo anche prestandole al Museo dell’automobile di Torino. Parallelamente quando saremo pronti a riaprire la sezione trasporti mobilità terrestre, chiederemo a loro pareri e aiuti per poter portare i giusti oggetti, ove non siano già presenti nel territorio milanese. Noi non seguiamo una logica collezionistica e commerciale, ma diamo importanza ai pezzi che rappresentino un momento sociale, una svolta tecnologica e scientifica, anche se non necessariamente si trovano in buono stato di conservazione. Quando avremo le risorse restaureremo. Abbiamo oggetti distribuiti su tutto il territorio nazionale e che ci capita di prestare anche all’estero. La Bisiluro infatti è stata prestata in diverse mostre dedicate a Mollino, proprio come oggetto di apertura della mostra.
Le auto esposte nella sezione “Fatte su misura” del Museo della Scienza e della Tecnica di Milano
Bianchi 8HP
Costruttore: E. Bianchi di Milano, Esercizio pel commercio di velocipedi
Anno:1903
Dimensioni: cm.230/135/139
Peso: 680 kg
Acquisizione: Società Edoardo Bianchi
Edoardo Bianchi, fondatore della celebre ditta milanese di biciclette, nel 1903 affianca alla sua produzione una serie di automobili esclusive. Sono tra le prime al mondo a popolare le strade delle città, fino ad allora percorse solo da carrozze, carri, pedoni e qualche tram a cavalli o a vapore. Riservate a una clientela facoltosa, queste auto sono prodotte artigianalmente con materiali e finiture di pregio. All’inizio del ‘900, un medico avrebbe dovuto mettere da parte dieci anni di stipendio per poter acquistare questa vettura, che costava 10.000 lire. La Bianchi proponeva sei differenti modelli, compresi tra i 4,5 e i 12 HP, tutti forniti di una trousse di accessori comprendente una chiave inglese, un rotolo di nastro adesivo e una pompa d’aria. L’acquisto di queste autovetture comprendeva anche uno o due giorni di scuole guida per gli automobilisti inesperti ed un servizio di assistenza a domicilio, grazie all’invio gratuito di meccanici specializzati per le riparazioni. Edoardo Bianchi nel 1901 concentrò buona parte delle energie nella progettazione di questa elegante vetturetta con carrozzeria modellata su legni pregiati e utilizzando fogli di alluminio che poggiavano su un robusto telaio composto da una struttura rettangolare in tubo di acciaio. Pregevole la soluzione tecnica di un secondo chassis posto all’interno del primo così da evitare, in caso d’urto, che le deformazioni subite dal primo si trasmettessero al secondo, salvaguardando, in tal modo, le parti meccaniche, il motore e il gruppo del cambio. Il veicolo è dotato di un motore monocilindrico da 942cc De Dion-Buton Puteaux, di cambio a due marce più la retro marcia e trasmissione cardaniche sulle ruote posteriori. Inoltre aveva il freno a mano agente sulle ruote posteriori, doppi freni agenti sul cardano e dispositivo antirinculo, l’accensione era a manovella.
Bisiluro DaMolNar 750
Progetto: Damonte Mario, Mollino Carlo, Nardi Enrico
Costruttore: Ca-Mo, Nardi e C.
Anno: 1955
Dimensioni: cm.385/156/100
Peso: 450 kg
Acquisizione: Nardi
Appositamente costruita per la 24 Ore di Le Mans del 1955, è frutto della sperimentazione di soluzioni nuove ed eterodosse da parte di Mario Damonte, Carlo Mollino, Enrico Nardi, da cui il nome DaMolNar. La Bisiluro nasce soprattutto per massimizzare l’efficienza aerodinamica, prerogativa vantaggiosa per ogni mezzo di rasporto, che diventa imprescindibile per piccole vetture destinate a gare di durata. Mollino imposta il lavoro in senso inverso rispetto alla normale progettazione di una autovettura ovvero adatta lo chassis alla forma della carrozzeria, non soggiogando le linee più efficienti alle esigenze meccaniche. Per quanto il disegno di Mollino sembra prendere spunto dall’esperienza di Pietro Taruffi (1949) con il suo Bisiluro, si intuisce da alcuni schizzi del 1954 che Mollino si farà invece ispirare dalle forme della OSCA MT4 (1953), vettura dotata di grandi rientranze nella parte laterale del cofano motore, nel tentativo di renderla più penetrante. Mollino produrrà una serie di disegni in cui ci percepisce distintamente che sta scavando e modellando il volume centrale della vettura tentando di ottenere un sottile profilo alare. Il disegno finale e la successiva realizzazione della vettura, mostra uno schema totalmente asimmetrico costituito da due carlinghe distinte, la sinistra contenente il motore e la trasmissione, l’altra destinata al capiente serbatoio del carburante all’interno del quale viene ricavato l’angusto spazio dedicato al pilota. Le due fusoliere sono tra loro collegate da un telai a tubolari. L’abitacolo, dalle dimensioni minime, era corredato di un volante dal caratteristico design firmato da Enrico Nardi, ovalizzato nella parte inferiore, per facilitare l’inserimento delle gambe del pilota, ma soprattutto in grado di abbassare il piantone dello sterzo in modo significativo. Interessante anche l’astuzia aerodinamica adottata per lo specchio retrovisore retrattile tramite un comando interno.
Viene progettato e realizzato anche un ingegnoso freno aerodinamico composto da due alettoni piani e controrotanti, posizionati nella parte centrale della carrozzeria tra i due siluri. Il sistema viene facilmente comandato da un pedale aggiuntivo posto nella parte destra dell’abitacolo ed ha lo scopo di decelerare il veicolo senza scomporne l’assetto, alleggerendo lo stress del freno a tamburo. Il compito di Enrico Nardi fu quello trovare tutte le soluzioni meccaniche e di farle stare entro alle forme dettate dall’architetto torinese. Per il telaio riprenderà alcuni disegni della FIAT 1100 e della Lancia Appia, chiudendo il differenziale dentro il siluro di sinistra a ridosso della ruota posteriore. Per il motore verrà scelto il 4 cilindri Giannini G2 da 734cc. Il propulsore bialbero ad ingranaggi, progettato dal famoso ingegnere romano Carlo Gianini (con una sola N mentre, quello dell’azienda è con doppia N), è direttamente tratto dall’innovativo quattro cilindri impiegato nel 1953 e nel 1954 sulla Moto Guzzi da Gran Premio. Il 750 G2 – nella speciale configurazione per Le Mans – è in grado di spingere i 450 kg della vettura oltre i 215 km/h. L’avventura francese di Le Mans dura circa due ore. Infatti verso le 18.00, dopo aver fatto segnare tempi strepitosi per la sua categoria con velocità media sul giro di 148 km/h, la profilatissima vettura italiana viene scaraventata fuori pista dallo spostamento d’aria prodotto da una grossa Jaguar in sorpasso senza alcuna conseguenza per Mario Damonte, che la stava conducendo. Questa vettura ha preso parte all’edizione 1999 del Festival Of Speed di Goodwood in Inghilterra.

Bisiluro – 1955 Dettaglio – Foto: ©Alessandro Nassiri – ArchivioMuseoScienza – Vietata la duplicazione
Alfa Romeo 8c 2300 Spider Sport Zagato
Progetto: Vittorio Jano
Costruttore: Alfa Romeo, Zagato e C.
Anno: 1932
Dimensioni: cm.415/157/135
Peso: 1000 kg
Acquisizione: Giorgio Sisini
Questa potente e velocissima vettura ha avuto la particolarità di poter essere utilizzata sia come auto da gran turismo sia in versione da competizione. La 8c2300 è stata pilotata dai più grandi corridori dell’epoca, tra cui Nuvolari, Borzacchini, Brivio, Chinetti, Campari ed è stata vincitrice di tutte le principali gare su strada e su pista: dalla Mille Miglia, al G.P. d’Italia, alla 24 ore di Le Mans, al G.P. Monaco. L’Alfa Romeo 8c 2300 è progettata da Vittorio Jano nel 1930 ed è una delle più prestigiose supercar della casa automobilistica di Arese. Il nome deriva dal fatto che il motore è un 8 cilindri per una cilindrata complessiva di 2300cc. Queste vetture furono prodotte in 195 esemplari, suddivisi in tre serie oltre ad una serie speciale per la Scuderia Ferrari. Nel 1932 il solo autotelaio costava 91.000 lire, l’equivalente di 10 balilla spider, a cui bisognava aggiungere i costi per realizzare la carrozzeria che spesso portavano a raddoppiare la spesa. La casa madre forniva al cliente il telaio, che era disponibile in tre differenti varianti (telaio lungo, telaio corto o telaio Monza) con l’allestimento meccanico (avantreno, motore, cambio, trasmissione, retrotreno, serbatoio del carburante e ruote ). Mentre l’allestimento della carrozzeria e degli interni erano lasciati al gusto del cliente che si rivolgeva a carrozzieri specializzati. Queste vetture sono classificate come delle one-off ovvero automobili costruite in esemplari unici che assecondano le esigenze tecniche ed estetiche del cliente. Spesso le 8C2300 furono affidate a grandi carrozzerie di Milano quali le carrozzerie Touring, Castagna e Zagato. Allo scoppio della seconda guerra mondiale molti esemplari di questo modello di Alfa Romeo si trovavano in Europa, per cui alcune di queste preziose vetture andarono perdute. Delle 50 automobili 8c2300 prodotte della prima serie, solo 27 esistono ancora e sono oggetto di interesse per collezionisti ed appassionati. Questo esemplare di 8c2300 spider con telaio corto e carrozzeria Zagato entra a far parte delle collezioni del Museo nel 1959, a seguito della donazione da parte dell’ing. Giorgio Sisini (fondatore del periodico La Settimana Enigmistica). La vettura esce per la prima volta dallo stabilimento dell’Alfa Romeo il 19 febbraio 1932, viene venduta a Leandro Arpinati di Roma per 91.000 lire, che la immatricola con la targa Roma 30065. Nel luglio del 1933 viene rivenduta all’Alfa Romeo per 50.000 lire e reimmatricolata con la targa MI 31776. Il 19 settembre 1933 viene acquistata da Eugenio Caminada di Genova. Il 10 settembre del 1934 torna di proprietà di Alfa Romeo che la rivenderà un mese dopo a Giorgio Sisini che la reimmatricolerà con la targa MI 31776.

Alfa Romeo 8c 2300 Spider Sport Zagato – Immagine delle fasi di restauro – ArchivioMuseoScienza – Vietata la duplicazione
Note
(1) Landò è un tipo di carrozza a quattro ruote e doppia copertura retraibile a mantice. Il sedile per il cocchiere è posto generalmente davanti e la carrozza viene trainata da 2 o 4 cavalli. La parte destinata ad ospitare i passeggeri era fornita di sedili a panchetta con disposizione “vis à vis”. La denominazione Landò è mutuata, con identico significato, dal termine francese Landau, a sua volta derivante dalla città tedesca di Landau in Palatinato, nella quale era stata inventata questa tipologia di carrozza, destinata al servizio pubblico. Da questa vettura derivò una carrozza di minori dimensioni, denominata Piccolo landò o Landaulet che, data la sua maggiore agilità e versatilità, presto si diffuse tra le classi agiate. Si tratta in sostanza di un Landò privato della copertura e dei posti passeggeri anteriori, la cui denominazione fu poi ampiamente utilizzata anche in campo automobilistico.
(2) Carlo Mollino è stato, oltre che architetto e designer, anche pilota di aeroplani e di auto da corsa, scrittore, fotografo. Enrico Nardi è stato un noto pilota di auto da corsa, ingegnere e designer. Ha lavorato presso Lancia tra il 1929 e il 1937, come ingegnere, pilota e successivamente consigliere di Vincenzo Lancia.
(3) Piero Taruffi è stato oltre che un progettista anche un pilota automobilistico e motociclistico. Tarf è un veicolo da record a quattro ruote, progettato, realizzato e pilotato da Taruffi, con il quale venne per la prima volta superata la velocità di 200 km/h, nel 1954, con un motore da 500 cm3 aspirato, sul circuito di Montlhéry. Il veicolo ha la forma di un “bisiluro”: uno ospitante il pilota, l’altro un motore motociclistico Gilera, derivato dalla CNA Rondine, al cui sviluppo Taruffi aveva attivamente collaborato.
Embed from Getty ImagesMade for dreaming [English version]
Interview with Marco Iezzi, curator of the Transport Department of the Museum of Science and technology in Milan “Leonardo da Vinci”
Vittorio Piaggi (SoulCarsRace).: What is the idea of creating the “tailored” section of the Museum?
M.i.: you of course, we are also collaborating with the Alfa Romeo Museum, with which we have excellent relations and helped us find iconographic material, with plenty of availability and within a short time.
The last object is unique. Mollino Nardi and Damonte2, three friends, that we can hardly imagine at the bar in Turin, while they take a drink; fans of speed and races decide to participate with an innovative machine at the 1955 Edition of the 24 hours of Le Mans. It was 1954. They start with the project and the first to put down the first draft is the architect Mollino.
We have documentation that shows that he started looking at the drawings of Osca, he worked digging the central body of the car, as if it had a spoon in his hand. Removing the central element moved the driver on the left side and on the other hand he put the engine. The result was a “bisiluro”, but not made by joining two torpedoes, such as the Tarf motorcycle of Taruffi3, which is the same period; he arrived at the same result, but in a completely different way. Taruffi, over simplifying its proceedings, joined two bikes. Between Mollino and Taruffi there was no mutual influence. This is in fact a half Bisiluro born with a completely different purpose than the “Tarf” Taruffi’s. This is a car designed for maximum speed in time and specifically to compete in the 24 hours. Here introduces a number of interesting features: streamlined radiator, which is like a aircraft wing. If I could put him under today Luna Rossa, we will discover that Luna Rossa catamaran is a wing of a plane, there are incredible similarities. There is also an air brake, a novelty, propelled by a pedal system in the main building, you see, is that square which pops up, creating a downforce that helps set the curve.
All three cars are the result of donations. 16,000 objects are owned by the Museum are exposed rotation, as it would not spaces to expose them all at once.
On the other hand, expose for example all cars in single space creates an effect of a parking area and people there would not appreciate. Instead renew the exhibition every two/three years collecting a greater interest. The choices also depend on the costs of course. Just move on of this cars costs 4000 euro. We have other cars also assign providing the automobile Museum of Turin. At the same time when we’ll be ready to reopen the terrestrial mobility transport section, we’ll ask for their opinions and help to bring the righteous, where objects are not already present in the milanese territory.
We don’t follow a commercial logic, but collecting and give importance to pieces that represent a social time, a scientific and technological breakthrough, though not necessarily are in good state of preservation. When we have the resources we take inadequate measures.
We distributed objects throughout the national territory and that there happen to be abroad. The Bisiluro was given in several exhibitions dedicated to Mollino, just as subject to opening of the exhibition.
The cars on display in “Tailor-made” section at the Museum of science and technology in Milan
Bianchi 8HP
Manufacturer: e. Bianchi of Milan, pel Commerce Exercise cycles
Year: 1903
Dimensions: cm. 230/135/139
Weight: 680 kg
Acquisition: Edoardo Bianchi Company
Edoardo Bianchi, founder of the famous milanese bicycle company in 1903 complements its production a series of exclusive cars. They are among the first in the world to populate the streets of cities, until then traversed only by carriages, wagons, pedestrians and horse drawn tram or some steam. Reserved for wealthy clients, these cars are handcrafted with quality materials and finishes. At the beginning of ‘ 900, a doctor would have to set aside ten years ‘ salary to buy this car, which cost 10,000 lire. Bianchi proposed six different models, including between 4.5 and 12 HP, all provided with a kit of accessories including a spanner, a roll of duct tape and a air pump. The purchase of these cars and also featured one or two days of driving schools for novice motorists and a home care service, thanks to the free submission specialist mechanics for repairs. Edoardo Bianchi in 1901 concentrated much of the energy in the design of this elegant vehicle with bodywork modelled on fine wood and using aluminum foil that rested on a sturdy frame composed of a rectangular steel tube. Valuable technical solution of a second inside the chassis first so as to avoid, in case of impact, that deformation suffered by first one pass per second, protecting thus the mechanical parts, the engine and gearbox group. The vehicle is fitted with a single cylinder engine from 942cc De Dion Buton Puteaux, two-speed transmission plus reverse gear and transmission shafts on the rear wheels. Also had the handbrake on the rear wheels, agent double brakes agents on cardano and recoil device, the ignition was hand-cranked.
Bisiluro DaMolNar 750
Project: Damonte Mario, Mollino Carlo, Nardi Enrico
Manufacturer: Ca-Mo, Nardi e C.
Year: 1955
Dimensions: cm.385/156/100
Weight: 450 kg
Acquisition: Nardi
Specially built for the 24 hours of Le Mans in 1955, is the result of experimentation with new and unorthodox solutions by Mario Damonte, Carlo Mollino, Enrico Nardi, hence the name DaMolNar. The Bisiluro arises to maximize aerodynamic efficiency, a prerogative for any means of transportation, which becomes indispensable for small cars aimed at lifetime races. Mollino sets work in the opposite direction than the normal design of a passenger car which is suitable for the chassis to the shape of the bodywork, not subjugating the lines more efficient mechanical needs. As far as the design of Mollino seems to take inspiration from the experience of Pietro Taruffi (1949) with its Bisiluro, You can imagine from some sketches of 1954 that Mollino will instead inspired by forms of OSCA MT4 (1953), car equipped with large indentations in the side of the engine cover, in an attempt to make it more penetrating. Mollino will produce a series of drawings in which we perceive distinctly which is digging and modeling the central volume of the car trying to get a thin aerofoil. The final design and the subsequent realization of the car, shows a totally asymmetric scheme consists of two separate nacelles, the left containing the engine and transmission, the other destined to large fuel tank inside which is the cramped space dedicated to the pilot. The two fuselages are interlinked by a tubular frames. The minimum size cockpit was fitted with a steering wheel from the characteristic design signed by Enrico Nardi, oval at the bottom, to facilitate insertion of the pilot’s legs, but also able to lower the steering column in a meaningful way. Also interesting is the cunning aerodynamics adopted for the retractable mirror using an internal command. It is also designed and built an ingenious air brake consists of two counter-rotating, and wings positioned in the central part of the body between the two torpedoes. The system is easily controlled by a pedal on the right add-in the cockpit and aims to decelerate the vehicle without the scomporne, lightening the stress of drum brake. The task of Enrico Nardi was to find all solutions and mechanical to stand by to shapes dictated by the torinese architect. For the chassis will resume some drawings of FIAT and Lancia Appia 1100, closing the gap in the torpedo left behind the rear wheel. For engine 4 cylinders will be chosen Gandhi g2\r from 734cc. The DOHC engine with gears, designed by the famous engineer Carlo Gianini (with one N while, company with double N), is directly taken from the innovative four-cylinder used in 1953 and in 1954 on the Moto Guzzi Grand Prix. The G2-750 in the special configuration for Le Mans-is capable of pushing the car 450 kg over 215 km/h. The French Le Mans adventure lasts about two hours. In fact, at 18.00, after scoring amazing times for its category with an average lap speed of 148 km/h, the Italian coach profilatissima is thrown off the track by air displacement produced by a large Jaguar in overtaking without any consequences for Mario Damonte, who was leading. This car took part in the 1999 edition of the Goodwood Festival Of Speed in England.
This powerful and fast car had the particularity to be used both as a gran turismo car in both competitions. The 8c2300 has been piloted by the greatest riders of the era, including Nuvolari, Borzacchini, Brivio, Chinetti, Campari and was winner of all major road races and track: the Mille Miglia in Italy of the G.P. 24 hours of Le Mans, the G.P. Monaco. The Alfa Romeo 8 c 2300 is designed by Vittorio Jano in 1930 and is one of the most prestigious Supercars automaker in Arese. The name derives from the fact that the engine has a displacement of 8 cylinder 2300 cc’s aggregate. These cars were produced in 195 pieces, divided into three series as well as a special series for Scuderia Ferrari. In 1932 the chassis cost only 91,000 lire, the equivalent of 10 Balilla spider, to which it was necessary to add the costs to achieve the body that often led to double the expense. The parent company gave the customer chassis, which was available in three different variants (long chassis, short chassis or chassis Monza) with mechanical equipment (front, engine, gearbox, transmission, rear end, fuel tank and wheels). While the preparation of the bodywork and interior were left to customer’s taste that addressed to specialist coachbuilders. These cars are classified as either one-off cars built in individual pieces which pander to the technical and aesthetic requirements of the customer. 8C2300 were often entrusted to large body of Milan such as Touring coachwork, Castagna and Zagato. At the outbreak of the second World War many examples of this model of Alfa Romeo were in Europe, so some of these precious cars were lost. Of 8c 2300 produced cars of 50 first series, only 27 still exist and are of interest to collectors and enthusiasts. This specimen of 8c2300 spider with short chassis and bodywork Zagato became part of museum collections in 1959, following the donation of ing. Giorgio Sisini (founder of the periodical “La Settimana Enigmistica”). The car out for the first time from the settlement of the February 19, 1932 Alfa Romeo, is sold to Leandro Arpinati of Rome for 91,000 dollars, who matriculated with the targa Rome 30065. In July 1933 was sold to Alfa Romeo for 50,000 lire and reimmatricolata with the targa 31776 ME. The September 19, 1933 was purchased by Eugenio Caminada of Genova. The 10 September 1934 back owned by Alfa Romeo that resell a month later to Giorgio Sisini that it will make a new registration with the targa 31776 ME.
Notes
(2) Carlo Mollino was, besides, also architect and designer of airplanes and pilot of racing cars, writer, photographer. Enrico Nardi was a well-known racing car driver, engineer and designer. He worked at Lancia between 1929 and 1937, as an engineer, pilot and later Advisor to Vincenzo Lancia.
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